Make up low cost e high cost: alcune considerazioni

I termini low cost e high cost (o high hand), riferiti al make up, sono stati da noi mutuati dal modo in cui nei paesi anglosassoni vengono indicati i prodotti di profumeria rispettivamente di medio-bassa ed alta fascia.

Riferendoci alla nostra realtà, all’Italia quindi, è indubbio che negli ultimi anni la distinzione tra marchi low cost e high cost è notevolmente cambiata ed oggi cercherò di riassumere alcuni aspetti di questo fenomeno, a mio avviso molto interessante sebbene questo articolo non abbia alcuna pretesa di esaustività ma si pone per lo più come uno spunto di riflessione.

Fino ad una decina di anni fa avevamo marchi di alta profumeria (come Dior, Chanel, Lancome, ecc.) e marchi che potevano essere definiti di fascia medio-bassa o addirittura giovanile (quindi indirizzati ad un target definito, si pensi ad esempio a Pupa, Maybelline ex Gemey, Rimmel, ecc.) e marchi poco conosciuti, sottomarche avremmo detto, a bassissimo costo e decisamente poco conosciute e diffuse che trovavamo per caso a poche mila lire in qualche espositore della vecchia Standa o nei mercatini. La stessa Kiko non era molto conosciuta, pensate che l’azienda nacque nel 1997.

Cos’è che ha stravolto gli equilibri ed il rapporto che lega notorietà del marchio e rapporto qualità/prezzo dei prodotti (rapporto che poi definisce il low o high cost)? Sicuramente è stato il web con tutto  il suo seguito di blog, video, forum, che ha in qualche modo rivoluzionato il modo di fare informazione e soprattutto di decretare il successo di un brand piuttosto che un’altro, ma a stravolgere le fasce è stato anche un positivo impegno da parte di alcuni marchi nel proporre prodotti sempre più innovativi, con formule ammodernate e che si avvicinassero maggiormente alle esigenze delle consumatrici.

Di fatto nulla è cambiato dalla fascia high cost in su: abbiamo tra i marchi di alta profumeria i soliti Chanel, Dior, Shiseido, Lancome, Guerlain, con l’aggiunta di new entry provenienti dagli States come Urban Decay, Too Faced e MAC (anch’essa presente in Italia da prima che diventasse nota) e resta allo stesso modo inalterata la fascia dei marchi di lusso con Kanebo, La Mer, Sisley.

Molto è cambiato invece nel low cost: quei marchi prima di fascia medio-bassa infatti hanno fatto in pochi anni notevoli salti di qualità, proponendo prodotti davvero competitivi ma dal prezzo non più troppo basso, come Pupa e L’Oreal (i cui ombretti arrivano a costare ad esempio come un mono classico o refill della MAC, marchio professionale, quindi tra i 12 e i 16 euro), dall’altra parte però hanno iniziato a godere di notevole successo brand davvero a basso prezzo come Kiko, Essence e Catrice.

Più competitività e concorrenza quindi, ma anche maggiore possibilità di scelta grazie alla quale è possibile optare per prodotti di diverse fascie di prezzo senza che la qualità in qualche modo venga meno. L’argomento sarebbe di certo più amplio ma per oggi ci fermiamo qui.

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