Cosmetica ecobio, qualche riflessione

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Da qualche anno stiamo assistendo al diffondersi (sarebbe meglio dire al dilagare) di una tendenza cosmetica che spinge le consumatrici ad acquistare prevalentemente prodotti naturali e possibilmente biologici: i cosiddetti “ecobio” spopolano ovunque e da ogni parte vediamo spuntare come funghi marchi che affermano perentoriamente, nei loro claim, di essere “puri al 100%”.

Niente di male, anzi: questo fenomeno è la spia di un’attenzione finalmente preponderante verso la salvaguardia dell’ambiente e l’uso di materie non inficiate e arricchite da composti chimici, spesso irritanti per la pelle e ancora più sovente  inquinanti per la natura e il benessere del nostro pianeta. Le donne preferiscono comprare una crema viso prodotta senza far del male agli alberi, ai fiumi e all’aria che respiriamo; diamo la precedenza a una crema corpo nella cui formula non siano presenti attivi testati sugli animali.

La ricerca ossessiva dell’INCI puro ha però tanti risvolti, non tutti positivi: prima di tutto, di frequente, molte consumatrici tendono a interpretare la bontà di un prodotto unicamente sulla base della lista  degli ingredienti riportati sul retro delle confezioni, tralasciando di prendere in considerazione una molteplicità di verità scientifiche e variabili che, per qualche ragione, non vengono divulgate in modo puntuale e completo. 

Un esempio tra i tanti: l’alcool denaturato che spesso leggiamo negli Inci di creme e tonici non è affatto lo stesso che si utilizza per disinfettare e che acquistiamo al supermercato per pochi euro. E’ un composto che viene usato esclusivamente nella preparazione e formulazione di prodotti di bellezza. Ma quante ne sono a conoscenza? Non tantissime, visto le reazioni di sdegno che si leggono in blog e forum quando si parla di questa voce presente nell’elenco dei componenti!

C’è anche da valutare un ulteriore fattore negativo: questa moda ha spinto una gran quantità di aziende niente affatto naturali ed ecobio a fregiarsi di tale titolo. Risultato: sembrerebbe che siano rimaste solo una manciata di marchi non ecobio, quando in realtà la situazione è esattamente l’opposto. Le situazioni che si vengono a creare sono paradossali e al limite della legalità, come un servizio di Striscia la Notizia proposto qualche mese fa dimostra.

Nell’inchiesta condotta da Moreno Morelli si parla dell’olio di argan, splendido prodotto che è improvvisamente diventato il centro dell’attenzione e dei desideri delle consumatrici. Le aziende hanno colto al volo questo trend e ormai troviamo argan anche nel dentifricio. La domanda è: ma è vero argan, puro al 100% ed estratto a freddo? Non sempre lo è: in questo caso i tecnici di laboratorio, analizzando il contenuto di un flacone che avrebbe dovuto contenere, come l’azienda si Osnia Estetica si vantava di affermare, olio di argan puro al 100%, in realtà non ne conteneva affatto.