Troppo spesso si generalizza definendo secche pelli che in realtà hanno caratteristiche e quindi esigenze ben diverse e a causa della confusione tra pelle secca e disidratata e della sbagliata valutazione nell’individuazione di un tipo o dell’altro si effettuano trattamenti che quindi non danno giovamento.
Per pelle secca si intende una cute alipidica dove quindi è carente la produzione di sebo, fisiologica e necessaria per il giusto equilibrio della pelle, e si presenta spesso sottile, poco elastica, sensibile e con la tendenza alla comparsa precoce dei segni dell’invecchiamento e linee d’espressione.
Per pelle disidrata invece si intende una cute carente di acqua che si presenta spesso ruvida al tatto, tira se non adeguatamente trattata e può presentare screpolature fino alla desquamazione, poca elasticità e colorito spento.
Le cause possono essere molteplici: condizioni climatiche, trattamenti troppo aggressivi (attenzione a chi cerca di sgrassare troppo una pelle mista o grassa), fattori ereditari, alimentazione, età, e ovviamente non è possibile generalizzare troppo ed è bene sottolineare che le due condizioni possono presentarsi da sole o possono coesistere, ma l’importante è capire esattamente le esigenze della propria pelle per pianificare una routine di trattamenti adeguati.
Alla luce del sempre più diffuso interesse verso l’ecobio e verso ingredienti puri, facciamo un piccolo esempio nel caso in cui si decida di trattare la pelle con gli olii vegetali, ad esempio jojoba, mandorle dolci, germe di grano, ecc.
Gli olii, come noto, mancano totalmente di quota acquosa quindi se applicati su una pelle secca si avrà senza dubbio giovamento ma su una pelle disidratata, nonostante un apparente beneficio iniziale, dopo pochi giorni si noterà un netto peggioramento.
Lo stesso discorso vale ad esempio per i burri puri, come il Karitè, e non solo per il trattamento della pelle del viso, ma anche di quella del corpo, mani e piedi.
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